L'importanza di aiutare i bambini a scoprire i giusti canali per esternare le loro emozioni
EMOZIONI… etimologia: dal latino E = fuori e MOVERE = muovere, agire. Letteralmente FAR USCIRE – PORTARE FUORI
Già nel suo significato etimologico la parola EMOZIONE racconta molto di sé. Racconta di un moto interiore che, per sua natura, porta ad una reazione esterna. Negare, reprimere, nascondere questa reazione significa cancellare l’emozione, snaturarla, annullarla.
Beatrice De Biasi scrive: “Che cos’è un’emozione Le emozioni si definiscono come stati mentali e fisiologici associati a uno stimolo interno o esterno. Le emozioni ci scuotono dalla nostra condizione, ci fanno muovere e agire, determinano i nostri obiettivi, i nostri scopi. In che modo i bambini manifestano le emozioni? Le emozioni sono presenti fin dalla nascita. Le emozioni sono innate e spesso i genitori si sentono inadeguati di fronte all’intensità degli affetti di un bimbo: la più lieve frustrazione può scatenare una collera immensa. I bambini non sono in grado di dominare le loro emozioni perché non sanno ancora fare ipotesi, proiettarsi nel futuro, prendere le distanze. I bimbi vivono nel presente, non sanno che il dolore passerà, sono sopraffatti dalle emozioni e non sanno che il presente è transitorio. Il bambino ha bisogno dell’aiuto di un adulto e della sua solidità per non essere sopraffatto dai suoi affetti, per incanalare la sua energia, per imparare ad esprimere i suoi bisogni in maniera socialmente accettabile. I bambini fino a circa sei anni sono emotivamente sinceri, dopodichè sono in grado di mascherare le proprie emozioni soprattutto se queste, nel contesto educativo, sono considerate inopportune.”
Ma esistono emozioni veramente inopportune? La risposta è NO. Le emozioni non hanno mai una valenza negativa o positiva: sono i comportamenti ad esse associati che possono essere giudicabili. Le emozioni, anche quelle reputate negative come rabbia, gelosia, invidia, vergogna, sono necessarie e funzionali. Le emozioni “negative“ sono reazioni naturali e sane in risposta a stimoli esterni che creano delle difficoltà. È quindi importante, soprattutto nel rapporto con i bambini, rispettare sempre le emozioni, qualunque esse siano, accoglierle e non giudicarle. Accogliere le emozioni dei bambini, anche quelle più esasperate ed esasperanti, significa insegnare che il loro sentire interiore, con tutte le sue sfumature, è giusto e valido. Significa aiutarli a sviluppare fiducia e sicurezza in loro stessi. Allo stesso tempo è importante insegnare ai bambini che non tutte le reazioni generate dalle emozioni sono giuste; che esistono dei limiti precisi, limiti dati dal RISPETTO delle persone e dell’ambiente intorno a loro. Quello che tuttavia è fondamentale comprendere è che per aiutare i bambini a gestire le proprie emozioni e le proprie reazioni è necessario proporre delle alternative, dei canali di espressività emotiva differenti. Non è quindi sufficiente dire ad un bambino: “capisco che ti sei arrabbiato, ma rompere il giocattolo è sbagliato”. È necessario trovare, INSIEME A LUI, dei canali alternativi in cui indirizzare le emozioni più potenti. Condannare il suo comportamento senza mostrargli alternative di sfogo, oppure aspettarsi che il bambino razionalizzi la propria emozione invece di esternarla con una reazione istintiva e fisica, equivale a condannare l’emozione stessa e porta il piccolo, che non percepisce alternative espressive, a reprimere il proprio sentire.
L’importanza di incrementare degli spazi creativi e liberi per i bambini nasce proprio dalla consapevolezza che, in questi luoghi e in questo tempo di autonomia, si può familiarizzare con modalità espressive diverse che permettono di vivere, senza disagio o senso di colpa, le proprie emozioni e, soprattutto, creano un linguaggio accessibile e concreto per esternare tali emozioni.
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